Black dick
uno spettacolo di Alessandro Berti
produzione casavuota
con l’aiuto di: gender bender festival – teatro comunale laura betti – ater – barfly il teatro fuori luogo – opera prima festival - mezza stagione errante – ogni casa è un teatro
Cos’hanno in comune il film italiano del dopoguerra IL MULATTO e la battaglia degli attori porno neri di oggi per la fine degli stereotipi sul set? E le proteste sui campi di football durante l’inno nazionale americano di questi anni, cosa devono alla SILENT MARCH di inizio secolo? Cosa ci dice il diritto coloniale europeo riguardo alla paranoia del BLACK PERIL, il pericolo nero, quel mix di terrore e desiderio per il corpo del maschio nero da parte dei bianchi? E oggi, qui da noi, siamo davvero all’inizio di qualcosa o ripetiamo un copione già scritto? Perché in Italia ogni aggressione sessuale da parte di un uomo nero verso una donna bianca suscita odio, scalpore nazionale mentre l’abuso di giovani donne nere da parte di bianchi avviene continuamente in silenzio, anzi è alla base di un’intera parte di immigrazione? E ancora: come si sono comportati gli italiani in America con gli afroamericani? Che posizione abbiamo preso lungo la linea del colore? Che tipo di modello di maschio nero è Muhammad Alì? O Malcolm X? O James Baldwin? BLACK DICK (bugie bianche capitolo primo) è il catalogo di un passato e un presente pieni di ipocrisie, omissioni, aggressioni, segregazioni e comodi riposizionamenti. Nella speranza, e nella convinzione, che, come ricorda Cornel West, la condizione perché ci sia verità, è permettere al dolore di parlare.
Alessandro Berti è uno scrittore, regista e attore teatrale nato a Reggio Emilia. Dopo la scuola del Teatro Stabile di Genova fonda con Michela Lucenti L’Impasto Comunità Teatrale, per cui scrive e dirige tutti gli spettacoli, tra cui ricordiamo: SKANKRER (1996), TERRA DI BURRO (1997), TRIONFO ANONIMO (2000), IL QUARTIERE (2002). Nel 2002 vince il premio Gherardi con il suo TEATRO IN VERSI (La Riga, Rivedere le Stelle, Poema delle moltitudini). Dal 2003 dirige a Udine la SCUOLA POPOLARE DI TEATRO e il progetto tematico sul disagio mentale ARTE/SOCIETA'/FOLLIA. Dal 2006 comincia una ricerca sul monologo come canale privilegiato di relazione col pubblico, creando lavori per spazi raccolti e spettatori prossimi all'attore, travasando sulla scena i frutti di una ricerca decennale in ambito spirituale e filosofico. Di questo lavoro danno conto i monologhi CONFINE (2006), PIETRA,PIANTA (2009), L'ABBANDONO (2010), COMBATTIMENTO SPIRITUALE DAVANTI A UNA CUCINA IKEA, (2011, Premio I Teatri Del Sacro), MAESTRO ECKHART (2013), UN CRISTIANO (2014), FERMARSI (2016). LEILA DELLA TEMPESTA, dialogo a due su religioni e laicità.
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