Mi manca Van Gogh
di e con Francesca Astrei
All’interno di una visita guidata in un museo, il commento ad un quadro di Van Gogh da parte di una giovane guida turistica, si trasforma in un flusso di coscienza che tesse un legame tra la vita dell’artista olandese e l’esperienza di un’amica di infanzia della narratrice: storie apparentemente distanti, ma accomunate dalla violenza di una società in grado di rendere le scelte dell’individuo eterodirette. Alternando momenti di leggerezza a momenti di fragilità, la narratrice diviene portavoce di quel senso di impotenza che spesso ci pervade di fronte a situazioni più grandi di noi; della costante ricerca de “le parole giuste da dire al momento giusto” e delle difficoltà nell’affrontare il dolore di una perdita di cui, in parte, ci sentiamo inevitabilmente responsabili.
E’ una storia che potrebbe accadere ad ognuna di noi, o a qualsiasi delle nostre migliori amiche: una dinamica che purtroppo continua a riproporsi troppo spesso (e noi “utenti” veniamo a conoscenza esclusivamente dei casi denunciati, ma sappiamo accadere molto più frequentemente di quanto non arrivi alla stampa). Motivo per cui ritengo sia necessario affrontare il tema - specialmente per gli/le adolescenti che, generazionalmente, vivono questo tipo di rapporto con l’intimo/pubblico più di qualsiasi altra fascia d’età - spogliandolo però di ogni tratto retorico, per vestirlo solo dell’aspetto umano. Non concentrandosi quindi sul fatto di cronaca specifico, ma su quello che vuol dire vivere una simile situazione in prima persona, o accanto, mano nella mano, alla persona che più ci è vicina. Distogliere l’attenzione dall’indignazione che, tanto fomentata dai media, normalizza le azioni più sconcertanti o le comprime in notizie da “scrollare”, ma dare voce alla nostalgia del titolo, nonché motore della storia: il dolore della perdita, il continuo pensare a cosa sarebbe successo se quella determinata volta avessi detto quella determinata cosa, cosa avrei potuto fare di più, e i continui “perché” che costituiscono l’unica forma di dialogo, tanto amorevole quanto disperata, con il/la suicida.
Francesca Astrei, nata a Roma nel 1995, si diploma nel 2018 presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Il suo debutto sul palco è con Paolo Rossi, nello spettacolo “Il Re Anarchico e i Fuorilegge di Versailles”. Parallelamente incontra Armando Punzo e La Compagnia della Fortezza con cui collabora per lo spettacolo “Naturae – La Valle dell’Innocenza”, presso il Carcere di Volterra. Nel 2020 debutta al Napoli Teatro Festival con lo spettacolo “Vaudeville! Atti unici da Eugène Labiche” diretto da Roberto Rustioni, e prende parte a “Metamorfosi Cabaret”, appuntamento di teatro online del Teatro di Roma, diretto da Giorgio Barberio Corsetti, che la dirigerà nello spettacolo “La Metamorfosi” di Kafka lo stesso anno. Nel 2021 inizia la sua collaborazione con la Compagnia L.T.I. Piero Gabrielli, diretta da Roberto Gandini, con cui, oltre alla conduzione di laboratori teatrali nelle scuole, realizza diversi spettacoli per bambini/e e ragazzi/e, tra cui Lo Scrittojo di Pirandello (di Roberto Gandini e Roberto Scarpetti) presso il Teatro Argentina, dove è in scena anche l’anno seguente con lo spettacolo “Strade di Roma” a cura di Graziano Graziani. Nel 2022 debutta a Roma “Mi manca Van Gogh”, monologo vincitore del bando PILLOLE presso il Teatro Studio Uno (ROMA) e vincitore del FringeMI 2023 (MILANO).