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A.L.D.E. - Non ho mai voluto essere qui

ideazione e direzione di Giovanni Onorato
con Giovanni Onorato e Mario Russo
musiche di Mario Russo e Lorenzo Minozzi
disegno luci Fabrizio Cicero

costumi di Chiara Corradini
consulenza alla drammaturgia Claudio Larena e Giulia Scotti
si ringrazia Daria Deflorian per il prezioso sguardo
vincitore della menzione speciale Premio “tuttoteatro.com” Dante Cappelletti e finalista Biennale College e Premio Alberto Dubito
prodotto da Index Muta Imago e Romaeuropa Festival
residenza produttiva Carrozzerie n.o.t

con il sostegno di Angelo Mai Occupato, Ex-Mercato di Torre Spaccata, Fienile Fluò, Settimo Cielo e Teatro Biblioteca Quarticciolo

Arduino Luca Degli Esposti era un nostro amico. Diciamo “era” perché una serie di circostanze hanno fatto sì che si gettasse contro un treno in corsa fra le fermate di Fidene e Montelibretti, sulla linea del treno regionale RV18322 diretto a Fara Sabina, nel Lazio. Di Arduino sono rimaste le cose a cui teneva di più, forse le uniche cose che voleva sopravvivessero: i suoi quaderni. Arduino non faceva che dire di essere un poeta. Si presentava così, scriveva durante le feste, con la musica alta, seduto sul divano; ti fermava mentre gli stavi parlando perché gli era venuta un’idea e si metteva a scrivere. Una volta che non trovava una penna l’ho visto abbrustolire un bastone sul fuoco e usarlo come carboncino. Arduino era un poeta. Voleva esserlo a tutti i costi e probabilmente era l’unica cosa che lo facesse sentire al sicuro, che lo facesse sentire reale. In uno dei suoi quaderni ha appuntato questa frase: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.”

A.L.D.E. è una performance di musica e parole. Uno spettacolo teatrale spoglio in cui un attore e un musicista dialogano. I quaderni di Arduino stanno per terra come sangue sparso, i suoi amici li raccolgono e analizzano cercando di ricostruirne l’intreccio, di dipanarne il mistero.

Il linguaggio oscilla fra il teatro di narrazione e la performance. La slam poetry diviene strumento narrativo funzionale al racconto: i brani eseguiti live punteggiano la storia di un’adolescenza, o della sua fine. Ci sembra infatti che questa sia la forza del progetto, reinterpretare un linguaggio ormai diffuso come la slam poetry in una chiave originale, al tempo stesso intima e teatrale.

 

Giovanni Onorato, nato a Roma nel 1995, studia le arti performative da autodidatta frequentando numerosi laboratori e workshop, in particolare con Massimiliano Civica, Adriano Mainolfi, Danio Manfredini, Lucia Calamaro e il Teatro Valdoca. Importante per la sua formazione è l’incontro con il teatro di Roberto Latini, Daria Deflorian e Antonio Rezza. Nel 2016 si trasferisce a Berlino dove studia danza contemporanea per un anno presso il Tanzfabrik Berlin.
Tornato a Roma incontra il regista Dante Antonelli, con il quale lavora allo spettacolo Atto di Adorazione, che debutta nell’ambito del Romaeuropa Festival nel 2019. Sempre nel 2019 entra nell’agenzia di Donatella Franciosi e vince il contest #pillole del Teatro Studio Uno con lo spettacolo Suck my Iperuranio, grazie al quale può cominciare a metterlo in prova. Il 31 Luglio 2021 presenta con Filippo Timi a Roma presso la Casa Del Jazz, lo spettacolo Sciarada. Nel dicembre 2021 lavora con la compagnia Fettarappa/Guerrieri allo spettacolo Super-Heliogabalus. Scrive canzoni, l’8 gennaio 2022 è uscito il suo primo EP: “Questo poco che sono”, con le musiche di Lorenzo Minozzi. Sempre nel 2022 Suck my Iperuranio debutta presso lo spazio Carrozzerie n.o.t di Roma ed arriva in finale al festival Direction Under30, oltre a vincere il premio Luna Crescente. Il suo nuovo lavoro A.L.D.E. non ho mai voluto essere qui è stato finalista al bando Biennale College ed ha vinto la menzione speciale del premio Dante Cappelletti. Cura, sempre per il Romaeuropa festival, una serata di poesia e musica dal titolo Ghost Track 1.
Studia filosofia presso l’università La Sapienza di Roma. Ha lavorato come cameriere, fornaio, detective e autista.